23.1.07

Comunicato stampa

La fusione dei ghiacciai alpini contribuisce al rischio del futuro energetico italiano.
Nell’arco di un secolo il Ghiacciaio dei Forni, il più ampio ghiacciaio vallivo delle Alpi italiane situato in alta Valtellina, ha perso il 40 % della sua lunghezza, passando dai 6 km dell’inizio del XX secolo ai 3,5 attuali.
La situazione si è aggravata nell’ultimo decennio quando - secondo le informazioni fornite dal prof. Claudio Smiraglia, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra "A. Desio" dell’Università di Milano, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e coordinatore per il Comitato Ev-K²-Cnr dell'area di ricerca glaciologica - l’arretramento della fronte glaciale è stata di decine di metri all’anno.
Il fenomeno che investe la quasi totalità dei ghiacciai alpini potrebbe avere conseguenze pratiche a livello di risorse idriche e idroelettriche di vaste aree (va sottolineato che solo in Lombardia i ghiacciai racchiudono una risorsa idrica di oltre 4 km3, pari a una quarantina di grandi bacini artificiali).
Effetti si avranno anche (ma in molte aree sono già evidenti) nell’incremento dei dissesti sui versanti costituiti da materiali instabili depositati dai ghiacciai in regresso.
Anche l’aspetto paesaggistico dell’alta montagna e la sua capacità di attrarre turisti e alpinisti verrà sicuramente ridimensionato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

il prof nell'interrogazione mi ha fatto commentare il tuo programma..^_^
ciao WaLkeR..un bacione..ci manchi tanto..!